giovedì 28 novembre 2013

CORRERE AL “CIOCCHETTO”? “SANA VOGLIA DI BATTERSI SEMPRE AL MASSIMO, MA ANCHE DI STARE INSIEME, DI RIDERE E SCHERZARE”, DICE GUIDO RANCATI


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                             no. 03- 28 novembre 2013

CORRERE AL “CIOCCHETTO”?
 “SANA VOGLIA DI BATTERSI SEMPRE AL MASSIMO, MA ANCHE DI STARE INSIEME, DI RIDERE E SCHERZARE”, DICE GUIDO RANCATI
Il decano dei giornalisti italiani di rally, racconta le sue esperienze alla gara,
da dentro l’abitacolo e da bordo strada.

Il Ciocco (Lucca) - Il  Rally del Ciocchetto fa . . . marketing. Quale è il miglior cartellone pubblicitario, per la gara, se non il giudizio di un grande giornalista? Se poi questo giornalista vi ha pure corso ed addirittura vinto, al “Ciocchetto”, nessuno meglio di lui può descrivere cosa vuol dire correre con una macchina da corsa dentro il comprensorio del Ciocco.

La . . . valutazione è fatta da Guido Rancati, per anni corrispondente della Gazzetta dello Sport nel mondiale rally, oggi direttore del Mensile Specializzato Rally, Slalom e Oltre.

Ha seguito la gara da cronista sino dalla prima edizione, nella seconda del 1993 vi partecipò come copilota di Alex Fiorio, leggendogli le note abbracciato dal sedile di destra della “Deltona” dell’Astra Team. E vinse. Siamo quindi davanti a chi può descrivere al meglio sensazioni, sapori e passioni del “Ciocchetto? Dopo venti anni “Ran” sfoglia il libro dei ricordi, racconta in poche parole cosa è secondo lui la gara, cercando di far capire il perché vale la pena, almeno una volta, di correrlo.

Fu una gara così, per giocare, vista l’atmosfera natalizia? “No, non fu il classico “giro di giostra”, ma per essere in qualche modo protagonista di una gara liofilizzata e tuttavia vera, con prove speciali e controlli orari. Con le note da leggere e la tabella da conservare gelosamente e tirar fuori di tanto in tanto solo per affidarla ai cronometristi, badando che scrivessero i numeri giusti nel posto giusto. Insomma, per provare a essere copilota”.

Non era la prima volta, però . . .  “No, mi ero già lasciato . . . tentare. L'estate dell'anno precedente avevo disputato l'interminabile Baja portoghese accanto a Pedro Castelo e dodici mesi prima avevo fatto per così dire da spalla a Rino Buschiazzo proprio al Ciocchetto. Ma la sfida che mi aspettava era diversa: con il collega lusitano e con il mitico capomeccanico dell'Abarth era stato un gioco, con Alex Fiorio sarebbe stata una cosa dannatamente seria. I campioni, quelli veri, vogliono vincere pure quando giocano a carte e non c'era bisogno di saper leggere i fondi del caffé per avere l'assoluta certezza che Fiorino non aveva nessuna voglia di prenderle da Piero Liatti, una delle altre stelle che Icio Perissinot aveva convinto a essere protagonista della gara che s'era inventato per far cantare i motori nel complesso turistico garfagnino anche pochi giorni prima di Natale”.


Un’esperienza notevole . . .  “Come andò a finire è quasi noto. I tabulati confermano che a vincere quel Ciocchetto del mille e novecentonovantatré fu l'equipaggio Fiorio-Rancati su Lancia Delta-Astra 3 con un tempo totale di 16' e 57”, vale a dire con 19” su Fruzzetti-Pellegrini e con un minuto e tre su Liatti-Alessandrini, finiti fuori dalla top ten dopo essersi beccati una penalizzazione di sessanta secondi per partenza anticipata. I numeri non mentono, ma non dicono tutto. Non dicono che un centinaio di metri dopo il via della prima piesse, perso il filo delle note, avrei voluto sparire, non dicono che Fiorio non vinse con me, ma vinse malgrado me”.

Insomma, il Ciocchettto vale la pena correrlo. “Finisco: i numeri non dicono neppure dell'atmosfera di festa, gioviale che caratterizzava il prima e il dopo di ogni tratto cronometrato. Non raccontano quella sana voglia di battersi sempre al massimo, ma anche di stare insieme, di ridere e scherzare, di “far casino” al ristorante e in discoteca. Altri tempi, lontani e forse irripetibili. Però quello spirito non è andato perso e difatti ogni tanto riaffiora. Di certo una volta all'anno, sotto Natale, nelle stradine dietro a Castelvecchio Pascoli...”

ANCHE QUEST’ANNO QUARANTOTTO ORE “FLAT OUT”
Saranno quarantotto ore avvincenti ed entusiasmanti di . . . “flat out”, con il “gas aperto”. Il 22° Rally Il Ciocchetto sarà dunque di nuovo concentrato in 48 ore, con ricognizioni, verifiche e Prove Speciali in due giorni frenetici, che non lasceranno respiro ma che saranno certamente inebrianti.  La due giorni dentro il comprensorio del Ciocco avvierà sabato 21 dicembre alle ore 12,00 con la distribuzione del Road Book e dei ticket per le ricognizioni, seguiti dalle operazioni di verifica amministrativa e tecnica dalle ore 18,00 alle 22,00. La gara avrà luogo l’indomani, domenica 22 dicembre, sulla lunghezza di 12 Prove Speciali, quattro diverse da ripetere due volte, disegnate come consuetudine all’interno del Ciocco. La prima vettura lascerà la pedana di partenza alle ore 08,00 e la bandiera a scacchi sventolerà a partire dalle 17,30. La distanza totale della gara sarà di 63,240 chilometri, a fronte dei 28,740 cronometrati, vale a dire il 45,45%.

Saranno ammesse tutte le vetture contemplate dal Regolamento Sportivo Nazionale, dalle Scadute di Omologazione alle dalle GT alle Gruppo N, Gruppo A, Gruppo R, Super 1600, Super 2000, RRC, sino alle WRC (1.6 e 2.0 turbo).

Nella foto di Montagni, Fiorio e Rancati in azione nel 1993
           
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